All’incontro saranno presenti ENNIO RIGAMONTI e LIVIO VILLA, carissimi amici di GINO STRADA
Ecco le parole di Silvia Mariani:
DIRITTO ALLA CURA SENZA CONFINI: DA DESIO ALL’EUROPA AL SUDAN
Il lungo viaggio per promuovere il diritto alla cura in campo cardiochirurgico è iniziato per me proprio in un liceo di Desio. Infatti, è stato durante il quarto anno di liceo che partecipai ad una conferenza dal titolo “Si può sempre dire no” tenuta da Gino Strada, fondatore di Emergency. Durante quella conferenza capii che l’unico modo possibile per essere un medico era l’impegno fondamentale per il diritto dei pazienti a un accesso equo alle cure e ad un trattamento medico equo, nonché un atteggiamento professionale e personale basato sull’onestà e sull’integrità. Insieme a un genuino interesse per la scienza, l’idea del diritto alla cura universale mi ha fortemente sostenuta durante il conseguimento della laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca nel 2010.
Dopo la laurea, ho sperimentato il mio primo contatto con una realtà medica completamente diversa da quella che conoscevo in Italia. Mi recai in Africa e visitai il St Mary’s Lacor Hospital nel distretto di Gulu, nel nord dell’Uganda. A quel tempo ero solo uno studente di medicina appena laureata, con tanto entusiasmo ma nessuna esperienza. Il mio entusiasmo ingenuo trovò una nuova dimensione quando Fratel Elio Croce, uno dei fondatori dell’ospedale, mi disse con fermezza: “Stai cercando un lavoro qui? Non abbiamo bisogno di te, ma di persone che sappiano lavorare e insegnare”. In quel momento ho capito che la mia laurea non era la fine di un processo. Al contrario, era l’inizio di un percorso volto al diventare un medico con conoscenze adeguate e un atteggiamento appropriato per lavorare e insegnare dove ce n’era più bisogno. Era il momento di una promessa all’Africa: avrei prolungato i miei studi e migliorato le mie conoscenze per poter offrire all’Africa (e a ogni altro paziente che avessi incontrato) il giusto accesso alle cure mediche.
Da quel momento ho iniziato la mia formazione in cardiochirurgia all’Ospedale San Gerardo (Monza, Italia). A Monza ho appreso le cure di base dei pazienti cardiopatici adulti, le migliori strategie post-operatorie e di terapia intensiva e i primi passi di un’operazione cardiaca. Nonostante ciò, il programma di formazione mancava di alcuni aspetti che ritenevo fondamentali per un cardiochirurgo. Per questo motivo, mi sono trasferito all’East Midlands Congenital Heart Centre (Glenfield Hospital, Leicester, Regno Unito) per completare la mia formazione di base in cardiochirurgia congenita e supporti meccanici extracorporei sotto la guida del Prof. Peek. Questo breve ma intenso periodo mi ha permesso di approfondire aspetti della fisiologia cardiaca e delle malattie cardiache dei bambini.
Nonostante la promettente esperienza con il Congenital Heart Team del Glenfield Hospital, ho dovuto trasferirmi nei Paesi Bassi per soddisfare i requisiti del programma di formazione in cardiochirurgia. Al Medisch Spectrum Twente (Enschede, Paesi Bassi) ho avuto l’opportunità di migliorare ampiamente le mie capacità chirurgiche, eseguendo più di 300 interventi cardiaci come chirurgo indipendente. Al termine dei miei 5 anni di formazione, ho ottenuto la specializzazione in cardiochirurgia e ho portato a termine un ulteriore programma di fellowship di due anni.
La mia passione per lo studio e il miglioramento mi ha portato a fare un ulteriore passo avanti per arricchire il mio sviluppo personale. Credo infatti che un medico completo debba essere in grado di contribuire alla cura diretta dei pazienti, ma che qualsiasi medico debba anche essere in grado di contribuire allo sviluppo scientifico per le generazioni future. Per questo motivo ho lavorato per due anni in uno dei principali centri europei di ricerca in cardiochirurgia: Hannover Medical School (Hannover, Germania). Ad Hannover, son cresciuta negli aspetti di mentoring e insegnamento, ho imparato a gestire studi clinici e pre-clinici nell’ambito dell’insufficienza cardiaca, a gestire le richieste di fondi di ricerca e la pianificazione di congressi, nonché di sviluppare la mia rete internazionale esplorando nuove culture e prospettive diverse.
Fino ad ora ho impostato la mia carriera, la mia crescita personale e professionale con l’obiettivo di mantenere le promesse fatte a me stessa, all’Africa e a ogni paziente che ho incontrato nei miei percorsi: garantire il diritto alle cure per tutti. Per questo motivo son partita per una missione di 6 mesi all’ospedale di cardiochirurgia Salam Center di Khartoum, supportato da Emergency ONG. Al Salam Center ho ritrovato quella purezza e semplicità della professione medica che avevo sentito nelle parole di Gino Strada quando ancora ero al liceo. Ho avuto l’opportunità di aiutare nella cura di bambini, adolescenti ed adulti colpiti dalla malattia reumatica, una malattia che potrebbe esser prevenuta con l’utilizzo di semplici antibiotici ma che, in paesi come il Sudan dove l’accesso agli antibiotici è difficile, porta ad una grave degenerazione delle valvole cardiache. Inoltre, ho supervisionato medici sudanesi in formazione ed aiutato nei progetti di insegnamento per il personale locale. Tutto quello che ho imparato nei molti anni di studio era finalmente messo al servizio di chi, spesso, non ha accesso alle cure mediche. Lo stesso spirito mi ha spinta a tornare in Italia per poter offrire le mie conoscenze ai pazienti del nostro territorio, il territorio da cui son partita 10 anni fa. Ora il Sudan è un paese diviso da una guerra civile atroce, ma spero che presto la pace possa tornare ed io possa partire nuovamente per delle missioni all’insegna del diritto universale alle cure.
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