Ucciso per aver difeso i suoi assassini
Lunedì 24 ottobre 2022 ore 21.00
Nel 1976 si apre a Torino il processo al “Nucleo storico” delle Brigate Rosse.
Un processo controverso, una sfida per la Giustizia italiana che, per la prima volta, si trova ad affrontare imputati che rifiutano la difesa.
Fulvio Croce, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino, nonostante le minacce di morte diffuse dalle Brigate Rosse, accetta l’incarico alla difesa.
Viene assassinato il 28 aprile 1977, il film-documentario che verrà proiettato, attraverso interviste inedite ai protagonisti di quegli anni, filmati storici e documenti dell’epoca, ricostruisce una pagina importante della nostra Storia e rende omaggio al grande senso civico e al coraggio professionale dell’Avv. Croce e dell’Avvocatura tutta.
Introdurrà il contesto storico degli eventi narrati nel documentario l’avvocato CLAUDIO ZUCCHELLINI della Camera Civile di Monza e attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile, già ospite molto apprezzato al Circolo Culturale ProDesio dove ha presentato nel febbraio scorso il docu-film di cui è regista “Portami su quello che canta”, storia di un libro guerriero. Un processo ad uno psichiatra che ha fatto epoca.
Claudio Zucchellini, in L’INCONTRO, Periodico Indipendente fondato nel 1949 dall’avvocato Bruno Segre, 9 marzo 2022:
Il 28 aprile 1977 le Brigate Rosse hanno assassinato l’avvocato Fulvio Croce, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino. Gli hanno sparato nell’androne del suo Studio in via Perrone al numero 5. Quel giorno pioveva. Da qualche anno c’è una targa. Otto minuti a piedi da Porta Susa, dodici da Piazza Castello.
Hanno ucciso un uomo riservato ed integro di 74 anni. Un avvocato civilista che per responsabilità, per spirito di servizio, rispetto della legge e con consapevolezza del pericolo era divenuto lo snodo decisivo per consentire la celebrazione del processo al “nucleo storico” delle Brigate Rosse. Un processo iniziato un anno prima.
Gli imputati erano una quarantina, non imputati di delitti di sangue: tra loro alcuni “capi storici” tra cui Curcio, Franceschini, Ferrari, Gallinari. Gli imputati, che non avevano ucciso nessuno, hanno scelto la linea spettacolare del processo-guerriglia: rinunciare alla difesa tecnica, minacciare gli avvocati e i giudici, “La rivoluzione non si processa”, “non abbiamo niente da cui difenderci”. Ma i loro compagni, liberi, invece, un delitto di sangue orribile l’hanno commesso.
Non era il primo. Non sarà neanche l’ultimo. Molti altri ne vennero compiuti. Ha sparato un giovane di 31 anni, lavorava alla Fiat. Si legge che fosse tesserato a un sindacato moderato e che fosse stato individuato dall’azienda come un possibile interlocutore ragionevole dentro la fabbrica-città. Questo la dice lunga sulle pieghe, sulle sfumature, sulle ombre, sulle dinamiche, sui progetti, sugli schieramenti, sulla vita e le scelte anche di morte nella “pancia” dell’operaio-massa.
“Avvocato!”, non solo il docu-film dell’avvocatura.
“Avvocato!” è l’imperdibile docu-film che oltre dieci anni fa è stato realizzato su quella importante e significativa vicenda su iniziativa dell’Ordine degli Avvocati di Torino e con il patrocinio della Cassa di Previdenza Forense e del Ministero di Grazia e Giustizia. Il “film dell’Avvocatura”, si dice. Ma è anche molto di più. Il docu-film di Alessandro Melano e Marino Bronzino scolpisce la figura dell’Avvocato di garanzia.
Una pagina bella e sofferta che rende onore al senso del dovere e all’intelligenza. Avvocati nominati d’ufficio che studiano anche di notte come tutelare i diritti di chi li vuole uccidere. Spicca in questo contesto, quasi per paradosso, l’avvocato Chiusano, uno degli storici legali della Fiat. “Avvocato!” va riproposto periodicamente. È come un tagliando, una revisione del senso civico e del senso del dovere.
Va riproposto agli avvocati, alla città, alle scuole. La consapevolezza della funzione di garanzia, dell’alta funzione di garanzia, ci può salvare. Per “far vedere chi siamo”, che non vuol dire in questo caso “mostrare i muscoli”: sta per “dimostrare amore per la collettività”. Anche una sosta in via Perrone al 5 è doverosa. Anche col sole. Ma quel giorno pioveva.